49esimo Premio Satira Politica presentati questa mattina in conferenza stampa i vincitori

Comunicati Stampa

Pubblicato il 13 Settembre 2021

QUANTI “GRAFFI” IL 18 SETTEMBRE ALLA CAPANNINA DI FRANCESCHI!

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13 September 2021

EI MARMI – E’ un vero e proprio “dream team” dell’umorismo, della comicità e del sarcasmo più graffiante ad aggiudicarsi la 49.edizione del Premio Satira Politica, organizzato dal Comune di Forte dei Marmi, che sabato 18 settembre alle 18 trasformerà la Capannina di Franceschi in cuore pulsante della dissacrazione. Anche quest’anno, a causa delle restrizioni sanitarie, si tratterà di una “limited edition” che comunque si preannuncia ricca di sorprese, come assicura il direttore artistico Beppe Cottafavi, inventore e direttore di “Comix” per i fratelli Panini di Modena, editor di libri e responsabile delle pagine culturali del quotidiano “Domani”.

Accanto al Premio Internazionale Satira alla Carriera a Fran Lebotwitz, l’irresistibile scrittrice e umorista newyorkese autrice di La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire (Bompiani, trad. G. D’Antona) e protagonista della docu-serie Pretend it’s a city di Martin Scorsese, per l’edizione 2021 la giuria del riconoscimento, come sempre organizzato dal Comune di Forte dei Marmi, si è concentrata sugli artisti che hanno rinnovato, durante un anno difficilissimo, i linguaggi dell’umorismo, della comicità e della satira.

“Ad un passo dal compiere mezzo secolo di storia – dichiara il Sindaco Bruno Murzi – il Premio Satira Politica anche in questa edizione si assume responsabilmente, come sempre, l’onere e l’onore di offrire al pubblico la fotografia contemporanea dello stato dell’arte satirica. E così dal Premio Internazionale alla Carriera ad una delle scrittrici più anticonformiste e irriverenti newyorkesi quali Fran Lebotwitz, si arriva a riconoscere e premiare nuovi linguaggi dell’umorismo che si sono fatti largo sbucando e bucando la rete, atterrando sui social network e, con il potere amplificato del digitale, dilagare in ogni dove e raggiungere fasce sempre più giovani. Un Premio dunque che nonostante l’età adulta ha in sé la grande capacità anno dopo anno di stare al passo con i tempi e essere sempre più intergenerazionale”.

“Il premio dà conto di una specie di grado zero che ha reso improvvisamente arcaico il passato e lascia intravedere il futuro – spiega Cottafavi – Questo è accaduto soprattutto su progetti assai differenti. Con Una pezza di Lundini, su Raidue, il programma più innovativo dell’anno; con il programma di Pio e Amedeo, Felicissima sera su una tv generalista come Canale 5. Oggetti satirici molto diversi, e discussi, per i tempi nuovi. Poi premi a due intellettuali di altissima levatura come Walter Siti, per il suo importante e provocatorio pamphlet Contro l’impegno, e Fran Lebowitz in collegamento. Senza dimenticare Khaby Lame, il fenomeno social più rilevante dei nostri giorni”.

A Forte dei Marmi, quindi, città turistica conosciuta a livello internazionale, il 18 settembre ci aspetta un parterre di star dell’umorismo che sintetizzano al meglio lo stato dell’arte in questo particolare momento storico: comici, attori, conduttori, autori e disegnatori in grado di indicare i nuovi percorsi e i linguaggi più diversi della satira. E con una speciale attenzione all’attualità: il Premio ospiterà anche chi ha vissuto sulla propria pelle i “graffi” della satira, che in altre parti del mondo viene vissuta come un’offesa alla comunità. Va infatti a Ikram Nazih, la studentessa italo-marocchina incarcerata per aver postato una vignetta satirica sul suo profilo facebook, il Premio Speciale Satira 2021. Ikram Nazih è stata liberata il 23 agosto scorso, a seguito di una sentenza che commutava in “soli” due mesi di carcere la condanna iniziale a tre anni e mezzo. E la satira è (sempre più spesso) donna: ecco i riconoscimenti al “personaggio TV” Emanuela Fanelli per il suo strepitoso lavoro a Una pezza di Lundini e a Brenda Lodigiani, Premio Satira per la parodia. Ma anche il Premio satira per il fumetto a Josephine Yole Signorelli, grande signora del racconto a fumetti, in arte e per tutti “Fumettibrutti”. Il Premio Autore TV va a Giovanni Benincasa, per l’idea smagliante di Una pezza per Lundini, e il Premio per la satira su carta alla rivista friulana “Mataran”. Ed è friulano anche Marco Tonus, menzione speciale per il comic “Pangolino” ideato in tempo di pandemia.

DETTAGLIO VINCITORI 2021
La giuria, composta da Stefano Andreoli, Beppe Cottafavi, Andrea Delogu, Fabio Genovesi e Alessio Viola, ha così deciso di consegnare il Satiro dalle unghie affilate ideato dal maestro Altan a:

• Fran Lebowitz: Premio Internazionale Satira alla Carriera per il suo primo libro pubblicato in Italia, “La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire” (Bompiani, trad. D’Antona)
• Valerio Lundini Premio al Personaggio tv per “Una pezza di Lundini” su Raidue;
• Emanuela Fanelli Premio al Personaggio tv per “Una pezza di Lundini” su Raidue;
• Giovanni Benincasa Premio Autore tv per l’idea di “Una pezza di Lundini” su Raidue;
• il duo comico Pio e Amedeo, Premio Satira alla Scorrettezza;
• Brenda Lodigiani, Premio Satira per la parodia;
• la rivista friulana “Mataran”, Premio per la Satira su carta
• Menzione speciale all’autore satirico friulano Marco Tonus per “Pangolino”.
• Fumettibrutti (Josephine Yole Signorelli) Premio Satira per il fumetto;
• Khaby Lame Premio Satira per i social;
• Walter Siti Premio Satira per il libro “Contro l’impegno”, Rizzoli;
• Ikram Nazih Premio Satira Speciale.

LA SERATA
Se Fran Lebowitz e Walter Siti invieranno al Premio un loro video di ringraziamento, gli altri artisti sono attesi a Forte dei Marmi per raccontare le proprie “imprese”, le nuove sfide e i loro progetti, incalzati dal conduttore della serata, il giornalista Alessio Viola, volto amato di Sky e apprezzato autore di tweet satirici e battute fulminanti, da poco pubblicati nel volume “Sarò bre” (People ed). Tutta la cerimonia sarà trasmessa il 18 settembre in streaming su sito e pagina Fb del Premio, su sito e pagina Facebook di Domani, su sito e pagine del Comune di Forte dei Marmi, sulla pagina Fb di Bper Forum Monzani. L’ingresso alla premiazione è gratuito (con green pass) fino a esaurimento posti, con prenotazione obbligatoria all’ufficio informazioni turistiche del Comune di Forte dei Marmi (tel. 0584 280292).

LA RIFLESSIONE DEL DIRETTORE ARTISTICO

Il prestigioso “Satira Politica” si conferma, come precisa Beppe Cottafavi, “presidio della satira, e quindi della libertà, in anni non certo felici”. “I talebani per presentarsi hanno appena ucciso un comico e un musicista. La vedova del vignettista Georges Wolinski e altri tra i sopravvissuti dell’attentato a Charlie Hebdo hanno invitato Macron a creare il Museo europeo della caricatura e del disegno satirico. Anche Frank Miller, leggenda del fumetto da “Sin City” a “Batman”, è stato censurato da un festival inglese perché aveva immaginato Batman combattere il fondamentalismo islamico dopo l’11 settembre. Per questo è importante dare per la 49^ volta il Premio di Satira politica di Forte dei Marmi, giunto alla soglia del mezzo secolo. Un presidio. Alla libertà. Perché abbiamo pagato a caro prezzo il diritto di ridere. E soprattutto di deridere. Con ogni linguaggio. La satira è tale perché è cattiva. E non ha limiti”.

DA FRAN LEBOWITZ A WALTER SITI E KHABY LAME: I PROTAGONISTI DELLA 49.EDIZIONE E LE MOTIVAZIONI DEL PREMIO

FRAN LEBOWITZ, L’ULTIMA ANTICONFORMISTA

“Come si acquisisce il senso dell’umorismo? Allo stesso modo in cui si acquisiscono i centimetri”. E’ alla verve corrosiva e irresistibile di Fran Lebowitz, scrittrice e umorista newyorkese, che la giuria della 49. edizione del Satira Politica di Forte dei Marmi ha deciso di consegnare il Premio Internazionale alla Carriera 2021: il suo primo libro tradotto in Italia, “La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire”, edito da Bompiani, è un viaggio dissacrante e disincantato nella contemporaneità attraverso le rubriche tenute nel corso degli anni per i vari magazine di New York. Un libro arguto e spassoso dove l’ironia pungente, sostenuta da battute feroci, colpisce tutto e tutti restituendo un ritratto preciso di com’è lei ora, dopo aver lasciato la scrittura, votata solo alla parola. Perché scrivere, dice Fran, e ben lo sa il suo editore che da 40 anni aspetta il nuovo romanzo, “è la professione più estenuante che abbia mai provato”, “l’unico mestiere peggiore è il minatore”. Nata nel 1950, intellettuale ebrea e omosessuale, comica e opinionista (“La rabbia deriva dal non avere potere, ma sono piena di opinioni”) , lettrice onnivora da quando era bambina, testimone di una New York che ormai non c’è più, da 40 anni Lebowitz gira l’America tra show, comparsate tv e serate a teatro, facendo del “ridere”, sia pure corrosivo, una professione. A lei il regista Martin Scorsese ha dedicato l’imperdibile docu-serie di Netflix “Pretend it’s a city”, omaggio alla loro amicizia e a una città, New York, che resta cuore pulsante di vita e ispirazione artistica per entrambi.

MOTIVAZIONE: “Fran Lebowitz ha smesso di scrivere nel 1981. Da allora non è stata in silenzio un momento. Ha espresso pareri su qualsiasi argomento, dall’abbigliamento alla politica internazionale. È stata sferzante, ficcante, pungente, offensiva, crudele, letale. Nella maggior parte dei casi — forse in tutti i casi — ha avuto ragione. Tanto nei suoi scritti, quanti nei suoi discorsi, la vena ironica non si è mai limitata all’umorismo ma ha sempre rappresentato, volenti o nolenti, in completo accordo o totale disaccordo, uno spietato spunto di riflessione. Che poi — anche se lei ci odierà per questa definizione — è l’essenza della satira. Un riconoscimento a una carriera formalmente terminata più di trent’anni fa è doveroso, quanto imprescindibile. Ironico? Per niente.”

VALERIO LUNDINI, LA MIGLIOR “PEZZA COMICA” DELLA TV

Fa ridere restando serissimo. Ed è proprio Valerio Lundini, conduttore-rivelazione del programma cult di Raidue, il vincitore del Premio Satira al Personaggio tv di Forte dei Marmi. Titolare di una comicità surreale, considerata una boccata d’aria fresca nella tv italiana di oggi, Lundini spiazza gli interlocutori prendendosi gioco della realtà, ma soprattutto mandando a pezzi le regole del piccolo schermo. In quei venti minuti di esilaranti nonsense inghiottiti dentro errori, tempi morti, loffi applausi dei quattro anziani presenti in studio, Landini, con la sua completa “impreparazione”, cerca di intrattenere e intervistare ospiti, lanciare servizi, tenere in piedi una trasmissione senza sapere bene che fare o che dire. “Mi diverte l’elemento straniante – dice – ma non associo necessariamente il divertimento alla risata. Certe cose mi divertono molto ma non rido. Mi fanno ridere nella testa”. Romano, classe 1986, Lundini vanta una lunga gavetta come autore in diversi programmi radiofonici e televisivi dopo la laurea in Lettere. Figura tra gli autori di “610”, “Programmone” e “Battute?”. Nel 2020 la prima grande occasione, quando partecipa come co-conduttore a “L’altro Festival”, nuova versione del dopo-festival di Sanremo. All’Ariston ci approda l’anno seguente come ospite insieme a Roy Paci per la serata cover a fianco di Fulminacci. Il 2020 resta l’anno della consacrazione artistica e professionale, quando diventa conduttore di una trasmissione tutta sua che in poco tempo diventa cult, “Una pezza di Lundini” in onda in seconda serata su Raidue. Ora, dopo aver pubblicato la raccolta di racconti surreali “Era meglio il libro” (Rizzoli lizard), sta girando in tour per l’Italia con lo spettacolo “Il mansplaining spiegato a mia figlia”, con 22 date tutte praticamente soldout.

MOTIVAZIONE – Insofferente agli schemi classici della comicità, lontano anni luce da tormentoni e battute facili, Valerio Lundini è senza dubbio l’artista più innovativo che la tv italiana abbia espresso negli ultimi anni. Antieroe dai tempi perfetti, accurato e chirurgico nella sua imprecisione, costantemente fuori posto eppure sempre sul pezzo, i suoi sketch brillano di una grazia stralunata e imperturbabile, toccando i temi più controversi con la leggerezza di un cartone animato. L’idea di Giovanni Benincasa di farne un tappabuchi televisivo ha esaltato le sue doti: “Una pezza di Lundini” è un programma che ti prende per mano e ti porta nel suo universo, un surreale microcosmo nel quale può succedere tutto, tranne quello che ti aspetti.

EMANUELA FANELLI, IL PARADOSSO DELLA TRUCCATRICE CHE NON PUO’ TRUCCARE

E’ l’attrice Emanuela Fanelli la vincitrice 2021 del Premio Satira al Personaggio tv di Forte dei Marmi: la straordinaria compagna di viaggio di Valerio Lundini in “Una pezza di Lundini” si impone a Forte dei Marmi grazie all’esilarante striscia a puntate “Simonetta, la truccatrice della Magnani”, che dona al pubblico di Raidue un’eroina smarrita e perplessa schiacciata dalla cocciutaggine della diva, decisa a non farsi “toccà le rughe, c’ho messo una vita a farmele”. Maestra di rovesciamenti e paradossi, amatissima dal pubblico per i suoi intensi ed ironici monologhi sulle donne e i loro desideri, Fanelli considera l’umorismo “una sorta di dono: mi sento riconoscente agli artisti che mi fanno ridere, è un regalone”: le trovate che la fanno ridere “sono proprio quelle dove la parodia non viene sottolineata”. Romana, classe 1986, Fanelli conta su un solido background professionale: da “Non essere cattivo” di Claudio Caligari, cui seguono “Gli ultimi saranno gli ultimi” e “Beata ignoranza” di Massimiliano Bruno, “Assolo” di Laura Morante, “La casa di famiglia” di Augusto Fornari e “A mano disarmata” di Claudio Bonivento. Nel 2016 svela il suo “lato” più surreale nei panni di Cinzia, protagonista femminile della serie tv “Dov’è Mario” a fianco di Corrado Guzzanti. Da qualche anno si dedica anche alla radio, collaborando con Lillo&Greg su Radiodue a “610” dove si cimenta in divertenti imitazioni. Il suo ultimo lavoro è nel nuovo film di Virzì, “Siccità”.

MOTIVAZIONE – Quando le chiedi “Ma dov’eri fino a ieri?” lei risponde “Guarda che io ci sono sempre stata”. È bastato darle lo spazio che meritava e il talento di Emanuela Fanelli ha potuto emergere senza freni. Ne “La pezza di Lundini” a lei tocca il ruolo più difficile: quello dell’antagonista, malmostosa e vendicativa, che in un magistrale esercizio di equilibrismo riesce a ironizzare su se stessa e sul suo ruolo mai abbastanza valorizzato, specchio dell’egocentrismo passivo-aggressivo e un po’ nevrotico dei nostri tempi. Il suo cavallo di battaglia, “Voci di donne”, sbeffeggia la moda dello storytelling di genere assimilandone i linguaggi, in una metanarrazione della quale è contemporaneamente freccia e bersaglio. Dalle periferie romane all’impegno sociale, dal femminismo al cabarettista maschio di mezza età, è riuscita a farci ridere su cose che non sospettavamo, fino ad arrivare alla vetta più alta della notorietà dell’epoca digitale: diventare un meme.

GIOVANNI BENINCASA, LO SPAESAMENTO PRIMA DEL DISASTRO

Programma rivelazione Raidue e parodia di uno show fasullo che appare più vero del vero, “Una pezza di Lundini” si diverte a fare il verso a tutto ciò che abitualmente passa sul piccolo schermo: interviste, cronaca nera, sport, con tanto di fiction, promozioni, quiz, sigle, pause, servizi estremi. E persino “momenti cringe” (cioè quando ci si sente in imbarazzo per chi si sta osservando). Dietro il successo di “Una pezza di Lundini” c’è uno degli autori più interessanti e di successo della tv italiana, Giovanni Benincasa, che il 18 settembre a Forte dei Marmi riceve il Premio Satira Politica 2021 per l’idea del programma cult di Raidue. Collaboratore di Michele Guardì, Gianni Boncompagni, Renzo Arbore, Raffaella Carrà e Fiorello, considerato da Aldo Grasso “l’autore più educatamente perfido della tv italiana”, Benincasa ha firmato alcuni dei format più innovativi degli ultimi decenni, da “Libero” con Teo Mammucari e Max Giusti, “Internet Café”, “Carramba che sorpresa!”, “Battute?” , cui si aggiungono ora le due edizioni di “Una pezza di Lundini”. L’idea di scrittura che sta dietro al programma, come ammette lo stesso Benincasa, “non è archiviabile alla voce “satira televisiva”, e se c’è satira è involontaria. Lundini è satira della vita. In fondo, tutta la tv è ormai satira più o meno involontaria della televisione”. E lo show, che rappresenta uno “spaesamento, un tempo morto che precede il disastro”, ci mette di fronte al mondo in cui siamo immersi, circondati da tantissimi Lundini pronti a esprimersi, rilasciare pareri, prendere decisioni, gestire cose di cui non sanno granché.

MOTIVAZIONE – “Non basterebbe un giorno interno per raccontare la carriera di Giovanni Benincasa: presentatore, scopritore di talenti, ideatore e autore di programmi leggendari, amico e collaboratore di monumenti dello spettacolo (Massimo Troisi, Raffaella Carrà, Gianni Boncompagni, Gianfranco Funari), scrittore e chissà cos’altro. La sua ultima creazione, Una pezza di Lundini, stravolge, parodiandoli, i linguaggi e le liturgie televisive: un trattato di psicologia della risata travestito da sgangherata striscia di varietà, in cui imbarazzo e imprecisione sono calcolatissimi ingredienti al servizio del talento dei protagonisti. E come vorremmo che, a dare un taglio ai momenti più imbarazzanti delle nostre giornate, calasse dall’alto il suo perentorio “Spezza!”

KHABY LAME, LA WEB STAR CHE PIACE ANCHE A ZUCKERBERG

Nel giro di pochi mesi è diventato più famoso di Chiara Ferragni, con un patrimonio di 100 milioni di follower su Tik Tok e oltre 33 su Instagram. “Mi è preso un colpo quando Mark Zuckerberg mi ha fatto like e mi ha scritto un messaggio privato coi complimenti”. La Juve, per il lancio social del nuovo acquisto Manuel Locatelli, ha chiamato proprio lui. I ragazzi del Giffoni Festival hanno voluto incontrarlo da vicino per capire il segreto dei suoi video così seguiti in tutto il mondo.
Un momento particolarmente felice per il 21enne Khaby Lame, vincitore del Premio Satira Politica 2021 per i Social del Festival di Forte dei Marmi. Nato in Senegal ma trasferitosi in Italia quando aveva un anno, cresciuto con la famiglia a Chivasso, vicino a Torino dove vive ancora, Khaby è entrato nella storia delle nuove star del web in poco più di un anno. I suoi video, semplicissimi ma esilaranti, smontano con ironia garbata i “sensazionalismi” degli youtuber che, pur di attirare l’attenzione, si inventano di tutto. Gli occhi sgranati, l’espressione basita, il sorriso comprensivo e le mani girate verso il cielo, come a dire “lo vedi? E’ più facile di quanto si pensi” diventano una sorta di “marchio”. Allo sguardo stupito, Khaby associa il silenzio: niente dialoghi, la parola non serve. “Il linguaggio universale è quello dei gesti – spiega – in questo modo posso farmi capire da tutti”. La sua storia come webstar nasce durante il lockdown, quando si ritrova disoccupato perchè l’azienda in cui lavora entra in crisi. Oggi è il secondo tiktoker più seguito al mondo e ha alle spalle uno studio legale per la tutela dei suoi diritti d’immagine. “Intrattenere e far ridere le persone è la mia passione, che coltivo sin da bambino” confessa. E vuole continuare “a pensare a come far ridere”. Con il sogno del cinema, “vorrei diventare un attore comico”. Sulla scia dei suoi idoli, Checco Zalone, Will Smith, Eddie Murphy e persino Omar Sy, che lo segue su Instagram.

MOTIVAZIONE – Khaby Lame è il super eroe della semplicità. Spalanca le braccia e con solo gesto iconico risolve ogni problema. Usa il rasoio di Occam e prende in giro tutti in video comici in cui fa satira sulle azioni complicate che lui replica in modo semplice. È il re dei social: con 110 milioni di follower su TikTok (secondo al mondo) e 40 milioni su Instagram è l’italiano più famoso del pianeta, ma non ha la cittadinanza. Ha vissuto vent’anni nelle case popolari di Chivasso facendo ogni tipo di lavoro: dal cameriere al muratore, passando per il lavavetri. In questi giorni Khaby ha fatto di nuovo centro: boom di like con il reel che dice no al razzismo, per dare un calcio a discriminazioni e pregiudizi sul colore della pelle. Nella clip, girata alla Mostra del Cinema di Venezia, Khaby è a bordo di un motoscafo, smoking nero con farfallino e volto in primo piano su cui spicca il consueto sorriso muto. Un paio di secondi e il colpo di genio: la schermata passa da “dark” a “light”, massimo dell’illuminazione e voilà, ecco il viso bianco quasi stupito di Salvatore Esposito, attore simbolo della serie tv Gomorra. La caption è stringata ma significativa: nero + bianco = cuore, cioè amore, integrazione, fratellanza. Il reel ha spopolato conquistando oltre 3 milioni di visualizzazioni e 20 mila commenti in meno di 24 ore. La comicità di Khaby Lame è semplice, fatta di espressioni e di un solo gesto, quello della mimica delle mani, ma non è scontata né banale: anzi.

FUMETTIBRUTTI, LA SINCERITA’ BRUTALE DELLA GRAPHIC NOVEL CHE LOTTA PER UN MONDO MIGLIORE

Sfrontata, irriverente, vera. Se c’è una cosa che detesta è vivere dentro una definizione. O entrare in una stanza “senza che qualcuno si senta in dovere di etichettarmi: donna transgender”. 30 anni, catanese, Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, è ormai una star della graphic novel italiana. Perché lei, con i suoi disegni, fa politica. Nella trilogia autobiografica pubblicata da Feltrinelli Comics, “Romanzo esplicito”, “La mia adolescenza trans” e “Anestesia”, racconta la transizione senza filtri: i disagi emotivi, il dolore, i tabù dell’operazione, la sessualità, la ricerca di se stessa, il cambiamento di un corpo che chiede di essere riconosciuto. “Sono venuta allo scoperto e ho usato il fumetto come megafono per portare avanti la società che voglio”. A lei, al suo coraggio e alla brutale sincerità delle sue graphic novel va il “Premio Satira Politica” 2021 di Forte dei Marmi. “Per me la bruttezza fa parte di una sorta di poetica -dice – . I miei fumetti, la prima volta che li ho guardati finiti, mi hanno fatto pensare: “Madonna, che brutti”. Mi sono sempre ritenuta una con un carisma, ma non bella”. Ma il suo segno, forte e riconoscibilissimo, e i fumetti che pubblica su Instagram, catturano intere generazioni, tantissime «stelle», come chiama i follower (oltre 157.000) che indipendentemente dall’orientamento sessuale si ritrovano nelle sue vignette piene di eros e allergiche ai perbenismi. Il nuovo lavoro, da poco in libreria, è una “Cenerentola” rivisitata, con la fanciulla che scappa dal principe, picchia le guardie del re e non vuole sposarsi. Stavolta lei scrive i testi e Joe1, fumettista, amica e compagna di studi, disegna.

MOTIVAZIONE – “Nata a Catania nel 1991, Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, è la voce rivelazione, generazionale e universale, del fumetto italiano. Attraverso il disegno, e disegnandosi donna, ha raccontato il percorso di transizione e ha trasformato cultura, morale, società. Poetica e brutale, colpisce come fa la grande satira: con Romanzo esplicito, P. La mia adolescenza trans, Anestesia, da Feltrinelli, ha trafitto e sedotto, dando pugni in faccia con un canto di lancinante purezza e un grido di libertà”.

MATARAN, PREMIO SATIRA SU CARTA: ATTENTI AI GRAFFI

“La satira non è umorismo e non deve piacere a tutti”: non piacerà a tutti, ma Mataran, la rivista di umorismo e fumetti del Friuli Venezia Giulia, in pochi anni si è trasformata nel magazine più dissacrante della regione, diventando anche un caso nazionale. Il “Satira su Carta” 2021 di Forte dei Marmi assegnato a “Mataran” rappresenta un premio alla resistenza, alla tenacia e al coraggio di un foglio in un paese che non sembra più amare le riviste satiriche (“Siamo un ‘fortino’ in una regione ancora considerata ai confini dell’impero”) . Fondata da Marco Tonus e David Benvenuto nel 2015, “Mataran” nasce inizialmente come un inserto mensile de “Il Friuli” con una redazione composta quasi esclusivamente di under 35. “La prima pagina di un noto quotidiano con la grande scritta ‘Trieste è friulana’, uscita a cavallo tra 1° aprile e la Fieste dal Friûl, ci ‘lanciò’ in tutti i sensi” ricordano gli ideatori. Nel 2018, dopo l’incontro con Tms, editore dei free press ‘PordenoneInTasca’ e ‘UdineInTasca’, Mataran risorge come “a-periodico” gratuito, con un formato da 32 pagine a colori e nuove firme che si aggiungono agli storici collaboratori. Le 3mila copie stampate sono distribuite gratuitamente nei locali della regione, e vanno letteralmente a ruba. Nelle pagine di Mataran ce n’è per tutti. “Il nostro fuoco è a 360 gradi – spiegano – devi andare a caccia di farfalle col kalashnikov, metaforicamente parlando”. Nel 2021 il “ritorno di fiamma” con “Il Friuli”, che lancia “Il Frico”, inserto gratuito che fa trovare ai lettori “una porzione” di Mataran ogni ultimo venerdì del mese. Nel corso del tempo “Mataran” è diventato quasi un brand capace di produrre gadget unici come le Matarane, un mazzo di carte da briscola reinterpretato da oltre 40 disegnatori del Friuli Venezia Giulia, e poi il libro-parodia “Art regjonâl dute furlane” senza contare gli almanacchi, le serate live, show, le aste-spettacolo.

MOTIVAZIONE – La satira sulla carta stampata è merce sempre più rara, ma quelli di Mataran resistono, resistono, resistono. Un collettivo di disegnatori e autori, orchestrati da David Benvenuto e Marco Tonus, che dal 2015 racconta il lato grottesco dell’operoso Nordest attraverso un giornalismo-parodia in cui ogni dettaglio, dalle illustrazioni alle (finte) pagine pubblicitarie, rivela una qualità e una cura che ricordano l’epoca d’oro de “Il Male”. Nati sotto forma di rivista autoprodotta e rapidamente divenuta di culto (grazie anche ai contributi di tanti ospiti illustri), oggi la loro irriverenza trova spazio su “Il Frico”, allegato gratuito del settimanale “Il Friuli”, oltre che in libri, show ed eventi locali. Recentemente sono stati minacciati per la vignetta di un bacio gay tra un alpino e un membro della Protezione Civile: a testimoniare che la satira resta il miglior strumento per stanare benpensanti e talebani – anche a casa nostra.

BRENDA LODIGIANI, I MILLE VOLTI DELLA PARODIA

Le sue imitazioni sono ormai un must: dalla contessa Patrizia De Blank a Orietta Berti passando per Diletta Leotta, Luisella Costamagna, Sveva Sagramola, Pamela Prati, Chiara Ferragni, Myss Keta, Greta Thunberg, Elisabetta Canalis, Elettra Lamborghini. Il suo segreto? Intercettare pregi e difetti delle sue “vittime” per reinterpretarli a modo suo, restituendone un ritratto arguto e divertente, ma senza mai scadere nell’offesa. Difficile non amare Brenda Lodigiani, la “Milanese Imbruttita” vincitrice del Premio Satira alla Parodia 2021 di Forte dei Marmi.
Protagonista di gag esilaranti che prendono in giro vizi e virtù dei milanesi nella celebre realtà social seguita da oltre 2,5 milioni le persone su Facebook, Instagram e YouTube, Brenda Lodigiani conta su una carriera all’insegna dell’eclettismo: classe 1987, attrice, imitatrice e conduttrice, si destreggia tra televisione, cinema e teatro. Debutto come ballerina a “Central Station” su Comedy Central, volto amato di Disney Channel, Mtv, Sky e Rai, amica della Gialappa’s che l’ha voluta nel 2018 a “Mai dire talk” e presenza importante a “Quelli che il calcio”, ha lavorato in trasmissioni come “L’almanacco del Gene Gnocco”, “Camera Café”, “Xtra Factor” e “Glob”, oltre ad avere recitato al cinema in “Un fidanzato per mia moglie” di Davide Marengo, in “Italiano medio “di Maccio Capotonda e in “Si muore tutti democristiani” de Il Terzo Segreto di Satira, passando pure per il teatro con Stefano Benni. «Venderei un braccio per fare ridere la gente – ha detto – . Però, lo ammetto, l’etichetta di “comica” mi sta un po’ stretta. Vorrei essere considerata semplicemente un’attrice che può fare commedie o parti brillanti ma anche altro».

MOTIVAZIONE – Attrice, cantante, ballerina, presentatrice, inviata, comica e imitatrice: è difficile trovare qualcosa che Brenda Lodigiani non sappia fare. Da Arisa a Orietta Berti, da Chiara Ferragni a Diletta Leotta, fino alle inaspettate Patrizia De Blanck, Luisella Costamagna e Greta Thunberg, a Quelli che il calcio riesce a catturare l’anima satirica dei personaggi che impersona con maestria e deliziosa cattiveria – la stessa che ha riversato nella caricatura de “L’Imbruttita”, controparte femminile del celeberrimo milanese tutto suv e fatture. E non basta ancora: approfittando biecamente della sua maternità, da un po’ di tempo si è lanciata in una parodia delle mamme influencer, risultando più credibile – e, molto spesso, creduta – di quelle vere.

PIO E AMEDEO, FACCIA TOSTA E SFACCIATAGGINE: PREMIO SATIRA ALLA SCORRETTEZZA

Li hanno definiti “brutti, sporchi, felici e scorretti”. E anche volgari. Ma che bello poter ridere senza vergognarsi. Il duo Pio e Amedeo, comicità foggiana e faccia tosta, vince il Premio Satira 2021 di Forte dei Marmi per la “scorrettezza”: col recente “Felicissima sera” su Canale 5, che ha regalato loro più di 5 milioni e mezzo di telespettatori, hanno riscritto il varietà secondo le regole dell’anti-politically correct, regalando al pubblico un’operazione di “finta cialtronaggine” (parola di Aldo Grasso) che alterna momenti di tv scomoda ad altri di tv conformista. Un doppio registro che alla fine si è dimostrato vincente: successo di spettatori e di critica, e grande dibattito sui social. “La nostra fortuna è essere in due, uno spinge e l’altro si dissocia, la doppia chiave ci aiuta sempre. In sintesi si può e si deve scherzare su tutto, non ci limitiamo su niente”. Partiti dalle tv locali e approdati dapprima in Rai e poi a Mediaset, inviati delle Iene, autori del libro “Salviamo il mondo mo’ senza esagerare” (Mondadori), protagonisti di “Emigratis”, loro grande cult del 2016 su Italia 1, attori, conduttori e provocatori, Pio e Amedeo non amano porsi limiti: “Ci piace sempre alzare l’asticella come nel salto in alto. Sempre senza dare fastidio. Il segreto è mettersi in gioco, siamo i primi a buttarci nel fuoco”.
Nel 2018 girano i teatri col loro show “Tutto fa Broadway”, cui segue l’anno dopo “La classe non è qua” passato dall’Arena di Verona al Teatro Antico di Taormina. Nel 2019 partecipano al Festival di Sanremo facendo un picco di ascolti, entrando subito dopo nel programma “Amici di Maria De Filippi” che li riconferma anche nel 2021. E dopo “Felicissima sera” li attende nel 2022 il “Felicissimo Show” che girerà tutta Italia. “Per quanto siamo scorretti, siamo noi stessi e questo ci ha portato bene”.

MOTIVAZIONE – Coppia comica foggiana e nazionale, debitrice della commedia all’italiana per la capacità di mettere alla berlina i vizi nostrani, ha azzerato la comicità di prima serata come la conoscevamo. Hanno cominciato con Le Iene, per poi realizzare il più estremo esperimento di comicità trash visto in tv, Emigratis (Italia 1). Due buzzurri che girano il mondo in ciabatte, come fossero a casa loro: i compaesani di cui ci vergogniamo quando siamo all’estero, così protervi nella loro ignoranza da produrre a un certo punto, per estenuazione, un rovesciamento nel quale vediamo emergere, persino alla loro coscienza, il valore di quanto hanno fino a quel momento dileggiato. Con Pio e Amedeo il trash è talmente consapevole e cercato da sublimarsi nel suo contrario. Il catcalling diventa rispetto per la donna, l’omofobia un inno alla libertà di ciascuno. Il loro è un premio alla metodicità con la quale affrontano senza vergogna argomenti tabù. Non solo la morte, ma anche il sesso e il piacere maschile, i soldi, la disabilità. I due bazzicano le “paludi della vergogna”, dove mischiano populismo e qualunquismo in egual misura: così facendo si tirano dietro tutto il pubblico, chi indignato chi esaltato, su temi importanti e dibattuti come l’ambiente, l’identità di genere, il diritto al piacere femminile, l’odio nei confronti delle élite. Vi si inoltrano con tutto il corpo, salvo poi tirarsene fuori un attimo prima di sprofondare nelle sabbie mobili. Rovesciando ogni volta, in extremis, il senso.

WALTER SITI: PRO E CONTRO L’IMPEGNO: IL RUOLO DELLA LETTERATURA

«Ogni volta che entro in libreria, non so se sentirmi contento o depresso davanti all’orda di libri multicolori che mi scodinzolano intorno». Difendere la letteratura usando la letteratura come grimaldello per affondare lo sguardo, rilanciando domande. Walter Siti, premio Satira 2021 del Festival di Forte dei Marmi per il suo pamphlet “Contro l’impegno” (Rizzoli), entra nel vivo del dibattito contemporaneo, riportando la critica italiana e gli addetti ai lavori davanti al grande quesito sul ruolo della letteratura e dell’arte. Riflettendo sul mistero e sulla contraddizione insiti negli strati dei testi letterari, l’intellettuale, Premio Strega nel 2013 con “Resistere non serve a niente” (Rizzoli), consegna un’analisi limpida e problematica che sta profondamente dividendo la critica italiana. Per lo scrittore, critico letterario e professore di Letteratura italiana, si sarebbe infatti diffusa l’idea che la narrativa debba avere una funzione pedagogica, promuovere il bene, guarire le persone e riparare il mondo. A suo avviso, invece, l’impegno nuoce alla letteratura. Anzi, la migliore letteratura non ha quasi mai rassicurato o edificato, bensì aperto voragini al dubbio, percorrendo strade impreviste, scavando nella profondità dell’inconscio, mettendoci di fronte all’ambiguità dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Insomma, i buoni romanzi dovrebbero farci cadere nell’abisso, permettendoci di accrescere la nostra intelligenza del mondo, e di noi stessi rispetto al mondo. Perché la letteratura, spiega Siti, è “un modo di conoscere la realtà non surrogabile da altri tipi di conoscenza; se sparisse dal mondo, sarebbe come dover fare senza la chimica, o la storia”.

MOTIVAZIONE – Walter Siti è un grande intellettuale italiano e uno dei maggiori scrittori della nostra letteratura. Nel pamphlet Contro l’impegno (Rizzoli) prende di mira con verve anche satirica l’idea che la letteratura debba promuovere il Bene, guarire le persone, riparare il mondo. Stana il Potere che si nasconde dietro gli stereotipi del Bene e fa parlare il Male. Che come il dubbio, l’ambivalenza, la contraddizione e la ferocia è il sale della Satira. È un libro indispensabile.

MARCO TONUS, “PANGOLINO” LA RESISTENZA SATIRICA AL MONDO

Tutta colpa di Cipputi. E il disegno, per lui, è stato “amore a prima vista”: fumettista, grafico e autore satirico, il pordenonese Marco Tonus, classe 1982, vanta una lunga collaborazione con testate, giornali e riviste (Cuore, Il Vernacoliere, Emme, l’Unità, Il Mucchio selvaggio, Il Fatto Quotidiano, Il Male, Il Momento e con i siti satirici Scaricabile e La Privata Repubblica, Vice e Valigia Blu, “Auagnamagnagna!, Mataran). “Da bambino non sapevo fare niente se non tenere il pennarello in mano” ricorda. Poi sono arrivati Braccio di Ferro, Geppo, Nonna Abelarda, Soldino, “Topolino poco, avevo la musofobia, vivendo in campagna di pantegane enormi ne avevo abbastanza”. Sarà per questo che l’ultima creatura, “Pangolino”, geniale parodia di Topolino che il Premio Satira di Forte dei Marmi celebra con una Menzione Speciale, è diventato un vero e proprio cult, ormai introvabile: una rivista di 64 pagine, prodotta in un solo numero, dedicato alla pandemia, e storie disegnate da tanti autori. “Tutte storie brevi e autoconclusive, perché la forza di una parodia, a mio avviso, sta anche nella sua brevità, altrimenti rischia di diventare leziosa”. E lui, da sempre affascinato dal grottesco grazie a Jacovitti, è convinto che la realtà “ci molesta, ci stalkera”. Per cui “l’unica tecnica che ho per tenerla a bada è deformarla con il disegno”.

MOTIVAZIONE – Esilarante (e ormai introvabile, ma disponibile gratuitamente in versione digitale) instant-book a fumetti: una parodia di “Topolino” tutta dedicata alla pandemia, autoprodotta e venduta durante il lockdown grazie al passaparola della rete, e premiata come “Covid Project” al Treviso Comic Book Festival. Il link a Pangolino: https://issuu.com/pangolinomagazine/docs/pangolino_sfogliabile.
IKRAM NAZIH Premio Satira Speciale

Ikram Nazih è la studentessa italo-marocchina, nata a Vimercate e ora residente in Francia, che ha passato due mesi in un carcere in Marocco con l’accusa di blasfemia. Nel 2019 ha condiviso un post diventato virale dove con un gioco di parole trasformava la sura 108 del Corano, nota come sura dell’Abbondanza, in sura del whisky. Una card tenuta sul suo profilo Facebook per soli 15 minuti, ma sufficienti a far scattare una denuncia da parte di un’associazione musulmana locale. Un incidente semiotico della comunicazione che le procura una condanna a tre anni e mezzo di carcere. Del caso si occupano la Farnesina, il Parlamento e il quotidiano Domani, che lancia una petizione per la sua liberazione firmata da più di 50 mila persone. Le speranze sembrano perse, quando il 23 agosto la Corte di Appello di Marrakesh stravolge la sentenza precedente: la condanna viene ridotta a soli due mesi di carcere, che la giovane studentessa ha già scontato. Anche la sanzione economica viene annullata. Ikram è finalmente libera.

LA STORIA DEL PREMIO DI SATIRA DI FORTE DEI MARMI
Il Premio, nato nel 1973 con una delibera della giunta comunale, vuole valorizzare chi osa sfidare l’intoccabilità dell’establishment, creando allo stesso tempo un intelligente legame tra il mondo politico e l’opinione pubblica. Sin dall’inizio, il “Satira Politica” si delinea come un Premio originale, lontano dalle atmosfere salottiere dei grandi appuntamenti stagionali della narrativa italiana. In quasi mezzo secolo di storia ha celebrato importanti personalità del mondo della cultura italiana e internazionale, tra cui Fruttero e Lucentini, Oreste del Buono, Achille Campanile, Leonardo Sciascia, Indro Montanelli e Dario Fo, Cesare Zavattini, Enzo Biagi, Michele Serra, Carlo M. Cipolla, Giuseppe Pontiggia, Paolo Villaggio, Edmondo Berselli, Daniele Luttazzi, Aldo Giovanni e Giacomo, la Gialappa’s, Andrea Camilleri, Dino Risi, Stefano Bartezzaghi, Giorgio Faletti. E poi Benigni, Ficarra e Picone, Fiorello, Verdone, Corrado e Sabina Guzzanti, Arbore, Zalone, De Sica. E tra le ragazze Serena Dandini, Virginia Raffaele, Lella Costa, Carla Signoris, Martina dell’Ombra, Geppi Cucciari, Paola Cortellesi e Liz Donnelly, cartoonist del New Yorker.
Archiviata la 45.esima edizione, nel 2018 il sindaco di Forte dei Marmi, Bruno Murzi, decide di guardare oltre: sulla scia delle parole del premiato Sciascia nel 1980, “la satira è il luogo di confine tra la letteratura, il potere e la gente”, Murzi si impegna a creare un festival, il primo della Satira ideato in Italia. Affida così la direzione artistica a Cottafavi, da più di 30 anni editor di importanti e clamorosi successi in libreria, che costruisce un progetto articolato e vivace, con 5 giorni di grandi appuntamenti e ospiti tra la Piazza del Fortino e Villa Bertelli. Cambia pure la statuetta, che diventa un oggetto cult grazie al maestro Altan. Scelta infine una giuria rinnovata, di cui fanno parte, accanto allo stesso Cottafavi, Lilli Gruber, Serena Dandini, Stefano Andreoli (l’inventore di Spinoza.it), l’autore Andrea Zalone e lo scrittore Fabio Genovesi.

LA TENACIA
A causa della pandemia, il Festival è però costretto a “congelarsi” dopo la prima edizione del 2019, mentre il Premio riesce comunque a mantenere il suo appuntamento. Per il 2021 il “Satira Politica” torna in presenza, sia pure in “limited edition”, il 18 settembre alle 18 alla Capannina di Franceschi, anche per lanciare un forte segnale di ripresa delle arti dal vivo dopo un periodo difficile. In attesa del prossimo anno, quando il Premio celebrerà il grande traguardo del mezzo secolo con un’edizione, Festival compreso, che si preannuncia memorabile.


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