Incontro del 2/05/2022 con Giuseppe Costanza attraverso gli occhi dei ragazzi del Liceo Scientifico

Comunicati Stampa

Pubblicato il 18 Maggio 2022

 

Incontro del 2/05/2022 con Giuseppe Costanza.

“Noi abbiamo avuto tanti eroi: Michelangelo, Garibaldi, Cavour; ma abbiamo avuto anche eroi della pubblica amministrazione, magistrati: EROI CIVILI che dovremmo sempre, costantemente, ricordare”
Queste sono in sintesi le parole pronunciate dal sindaco di Forte dei Marmi, in occasione dell’incontro con Giuseppe Costanza, svoltosi lunedì 2 Maggio alle 21 a Villa Bertelli. Giuseppe Costanza, autista del magistrato Giovanni Falcone, sopravvissuto alla Strage di Capaci del 23 Maggio 1992.
Erano anni difficili quelli in cui visse Giovanni Falcone. Egli fu il vero e proprio leader dell’Italia che lottava contro la mafia; dell’Italia che cercava di capovolgere le sorti di una lotta che sembrava destinata al fallimento. Falcone si è coraggiosamente inserito all’interno di questo scontro ed oggi è emblema, insieme con Paolo Borsellino, della lotta alla mafia; mafia che ancora non è stata sconfitta e che continua ad affliggere la nostra società.
Egli sapeva ciò a cui andava incontro, eppure ha scelto di lottare, di provare a fare la differenza, di far sentire la propria voce. Allo stesso modo, sta facendo Giuseppe Costanza, che tutt’oggi si batte per avere giustizia. Lo stesso facciamo noi, che scegliamo di non abbassare la testa e di farci garanti della storia di un uomo, un marito, un amico, un magistrato, un EROE, riportando il racconto di un giorno di primavera di trent’anni fa, che ha cambiato irrimediabilmente le vite tutti gli italiani di ieri e di oggi, ripercuotendosi anche su di noi che eravamo allora quel futuro, che avrebbe ricevuto in eredità questo mondo.
“Chi abbassa la testa e tace muore ogni volta che lo fa, chi parla e cammina a testa alta muore una volta sola”, affermava spesso Giovanni Falcone.
La prima domanda, rivolta a Costanza da uno studente è stata la seguente: “Che rapporto si era creato tra lei e Falcone? Un rapporto unicamente professionale o anche di amicizia?”
Giuseppe Costanza ha allora raccontato l’evoluzione del loro rapporto, iniziato nel 1984 per volere di Falcone, quando quest’ultimo gli chiese di diventare l’autista della sua macchina. Fu una proposta che Costanza ha definito “anomala”, forse inaspettata. Non conosceva ancora Giovanni Falcone, e non era consapevole dei rischi che quel lavoro comportava. Così accettò, ma da subito quel mestiere non si rivelò semplice. Col tempo però si instaurò tra i due un rapporto non di amicizia, bensì di fiducia. Falcone si fidava a tal punto che le comunicazioni dei suoi spostamenti non arrivavano più agli uffici competenti, ma direttamente a Costanza, il quale aveva a quel punto il compito di avvertire la scorta.
“È fatta, io sarò il procuratore nazionale antimafia”, disse Falcone al suo amico e collega Costanza al ritorno da Roma.
Una frase semplice, gioiosa, innocente che, purtroppo, non corrisponde a quanto sarebbe accaduto poi la settimana dopo la nomina a questa carica; nessuno si sarebbe aspettato quel fatidico attentato con esplosivi misti, sia da cava che militari, piazzati sotto il tratto autostradale presso Capaci. Ironia della sorte, sempre Falcone disse a Costanza che avrebbe iniziato ad operare a Palermo come procuratore e che non si sarebbe più spostato in macchina bensì con un elicottero, esortando quindi il fedele autista a conseguire la patente da elicotterista. Questo è un piccolo dettaglio di un uomo fuori dal comune; egli, infatti, “ha rinunciato a diventare un burocrate senza preoccuparsi per la sua vita” come dice Costanza; ha invece scelto di condannare il sistema corrotto ma, come Rocco Chinnici, capo ed ideatore del Poll Antimafia, e Paolo Borsellino, non è stato risparmiato dalla criminalità e, forse, una partecipazione di membri “deviati” dell’arma. Un esempio è la tentata esplosione del magistrato a Addaura il 21 giugno 1989 con una bomba artigianale; durante il seguente processo a Caltanissetta, una falsa testimonianza, insieme alla scomparsa del timer della bomba (unico strumento per individuare la provenienza dell’esplosivo), hanno causato un rallentamento delle procedure e una mancata soluzione al caso.
Questo un breve assaggio di quella macchina minatoria dell’operato coraggioso di persone come Falcone, la cui memoria mai morirà, se anche noi, nel nostro piccolo, affronteremo senza paura le ingiustizie quotidiane.

Il 23 maggio 1992, sotto richiesta di Falcone, il signor Costanza riunisce la scorta e si dirigono in aeroporto nel quale arriva il piccolo aereo da cui Falcone scende assieme a sua moglie. Falcone si mette alla guida, la moglie al lato del passeggero, come da abitudine, e il signor Costanza nel sedile centrale posteriore: poco dopo la macchina si schiantò. Il signor Costanza balza in avanti, va contro il parabrezza e viene ritrovato svenuto. Falcone, sua moglie e la scorta che li precedeva sono morti senza accorgersene. “Cos’è successo?” chiese dopo essersi risvegliato dal coma. “Un incidente” risposero inizialmente, poi gli spiegarono. Falcone non è stato ucciso per opera della bassa manovalanza, afferma Costanza, perché quest’ultima non è in grado di riempire di esplosivi un’intera autostrada; secondo lui, unico superstite della strage, ci sono ancora altre persone da scoprire in merito a questo mistero.
“Signor Costanza, lei oggi che uomo è diventato, che uomo è?”
A seguito delle sue denunce pubbliche, il signor Costanza è stato chiamato dal direttore generale del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) Giovanna Boda, che ha voluto ascoltare la sua testimonianza, inserendolo, dopo aver sostenuto di aver commesso un errore, in ambito scolastico, facendogli girare l’Italia per raccontare la sua vicenda nelle scuole. A seguito del cambio di direttore, tale progetto non è stato più sovvenzionato dal ministero. Nonostante questo, il signor Costanza, sta continuando a muoversi in autonomia, sollecitato dalle richieste dei presidi, dei docenti e di alunne e alunni. Questo è, secondo lui, più gratificante: ‘’Mentre prima entravo nelle scuole con lo stemma del MIUR, adesso entro per mie capacità”.
Conclude, sostenendo di essere molto orgoglioso per l’attenzione che ragazzi e ragazze, il futuro del Paese, rivolgono a quanto accaduto e perché appaiono intenzionati a compiere un cambiamento.

“E mi dica, come vive ad oggi quel ricordo del maggio del ‘92?”
Il signor Costanza, a questa domanda, risponde così: “Mi fa risvegliare brutti momenti. Dissero che se guidavo io Falcone sarebbe rimasto vivo. Non è vero; l’avrei voluto, perché lui aveva le idee chiare e sapeva cosa fare, mi parlava spesso dei Colletti Bianchi. Le macchine della scorta camminano disposte parallelamente lungo le carreggiate, quindi sarebbero esplose tutte se guidavo io. Di me non si parla, perché in Italia bisogna morire; se rimani in vita dai fastidio, mentre se muori riempi la bocca. Ma io parlo e dico la verità. Se quel giorno fossi stato assente dal lavoro sarei ancora in prigione. Quando arrestarono Totò Rina dopo poco tempo, non andarono subito al suo covo a controllare, ma aspettarono 15 giorni.” In conclusione, Costanza dice che per lui la verità su quanto accaduto, si avrà fra almeno altri 30 anni, quando i responsabili di questo attentato saranno morti.
Successivamente è stata fatta una domanda da uno studente del nostro liceo Michelangelo, molto specifica: “Il SIFAR o il SISDE sono stati coinvolti nell’assassinio di Falcone e anche di tutta la scorta, visto anche l’utilizzo di dinamitardi di fabbricazione principalmente militare?”
Il Signor Costanza ha affermato che secondo lui c’è la possibilità che ci siano stati degli agenti deviati e quindi che è probabile che ci sia stato l’intervento di agenti corrotti, ma che non ne ha la certezza, visto che non sono saltate fuori prove sufficienti.
“Quale messaggio vuole recapitare a noi giovani affinché non si ripetano atrocità del genere?”
“I ragazzi devono necessariamente crescere con un bagaglio formativo e culturale e senza raccomandazione, devono studiare perché lo studio permette di mettervi in gioco così come è accaduto a me dopo essermi reso conto di non essere più idoneo per svolgere le mie funzioni. Di mia iniziativa ho studiato, e così facendo ho vinto un concorso nella stessa amministrazione come informatico; per me questa è stata una grande rivalsa. E’ importante ricordare che nessuno studierà o si metterà in gioco per voi, solo voi potete farlo.”
Ricordare. Questo è ciò che hanno fatto coloro che erano presenti, e ciò che dovremmo continuare a fare tutti noi ogni giorno, ogni minuto, ogni istante della nostra vita. Ricordare chi ha avuto il coraggio di alzarsi al mattino ed uscire di casa con la consapevolezza che, forse, la sera non vi sarebbe mai rientrato; chi ha coscientemente rischiato la propria vita, sapendo di essere destinato al martirio; chi ha lottato per dare un futuro migliore a tutti noi.
Badate bene, non è facile lottare per qualcuno che non conosciamo e tantomeno dare la vita per un’umanità che non sappiamo se lo meriterà. Di solito lo si fa per persone di cui ci si fida, ma la fiducia è una cosa seria: avere fede significa mettere la propria vita nelle mani di un altro, lanciarsi all’indietro sapendo che lui è lì, pronto a prenderti. Questo ha fatto Giovanni Falcone: si è buttato nel vuoto avendo fede che noi fossimo lì, dietro di lui, pronti ad afferrarlo.
Anna Viti
Beatrice Silvestri
Elia Dal Moro
Francesco Tardelli
Gabriel Paolo Zaccagnini
Lorenzo Donati
Ludovica Lorenzoni
Martina De Paola
Martina Cassettari
Romeo Balthasar Agostini
Sara Nannini
Tommaso Biagi
(alunni/e della classe 3B scientifico Liceo Michelangelo Forte dei Marmi)

 

 

 

 


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